Credit Suisse e acquisizione Ubs

Crollo di Credit Suisse: conseguenze e considerazioni per il futuro

Crollo di Credit Suisse: conseguenze e considerazioni per il futuro

30 Mar , 2023 - Fiduciaria Lago

Crollo di Credit Suisse: conseguenze e considerazioni per il futuro

Sono passate due settimane dal crollo di Credit Suisse che ha scosso i mercati, gli azionisti e messo in discussione l’immagine di credibilità e solidità da sempre considerata il biglietto da visita internazionale del sistema bancario svizzero in tutto il mondo.

Cosa è successo a Credit Suisse

Da quanto emerge dallo scenario attuale, il quadro gravoso che si è verificato è imputabile all’atteggiamento di una banca internazionale che nel tempo ha perso di vista i capi saldi distintivi dell’atteggiamento finanziario svizzero, tipicamente moderato e prudente, a favore di profitti e guadagni.

Non un singolo evento quindi ma piuttosto una linea operativa caratterizzata da singoli episodi gravosi hanno portato al Crollo di Credit Suisse. Condanne penali per riciclaggio di soldi per conto di trafficanti di droga, un caso di corruzione in Mozambico, spionaggio di un ex collaboratore, divulgazione di dati sensibili dei suoi clienti ai media internazionali durante la pandemia, per citarne alcuni.

L’autorità di vigilanza bancaria elvetica aveva infatti più volte ammonito l’istituito di credito, prima del tracollo di qualche giorno fa.

Un quadro di rischio che gli analisti ritengono fosse ovvio e facilmente individuabile che è considerato responsabilità di una dirigenza più orientata all’investment banking e meno al private banking e al business svizzero.

L’acquisizione da parte di UBS

“Questa è una soluzione commerciale, non un salvataggio”, ha dichiarato la ministra delle finanze Karin Keller-Sutter.

Una delle prime conseguenze dell’acquisizione da parte di UBS della seconda banca svizzera è che UBS assumerà dimensioni spropositate.

Secondo il Consiglio Federale l’acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS era l’alternativa migliore e ribadisce che “tutte le altre opzioni erano, ai nostri occhi, più rischiose per lo Stato, il contribuente, la piazza finanziaria e i mercati”.

I contribuenti svizzeri dovranno pagare 9 miliardi di franchi svizzeri se le cose dovessero andare male. La Banca nazionale svizzera si è impegnata a stampare fino a 100 miliardi di franchi per assicurare fondi sufficienti alla nuova UBS per le operazioni quotidiane.

La ministra delle finanze ha voluto sottolineare la sua comprensione per la collera della popolazione per gli aiuti ai grandi players soprattutto laddove questo scenario è frutto di errori dirigenziali evidenti, avvenuti a fronte di cospicue remunerazioni.

La questione legale

Ciò di cui ci si dimentica è però che il Governo svizzero, imponendo di fatto l’acquisizione di Credit Suisse senza passare per il voto degli azionisti, ha aggirato la legge intaccando i diritti di proprietà in Svizzera.

Gli investitori in Svizzera quindi d’ora in poi dovranno aspettarsi di essere espropriati senza una base legale come ha dichiarato il professore di diritto svizzero Peter V Kunz?

Molti ritengono inoltre che questa acquisizione di emergenza abbia infranto l’immagine di credibilità del settore bancario svizzero nel mondo.

Il presidente di UBS, Colm Kelleher, rassicura che questa operazione rappresenti un’enorme opportunità e che UBS rimarrà solida.

Lo scenario futuro dopo l’acquisizione

La domanda da farsi, alla quale sarà solo il tempo a dare una reale risposta, è se gli investitori, i risparmiatori e le aziende riporranno ancora la sufficiente fiducia per continuare ad operare con questo colosso bancario e, in generale, con il sistema bancario svizzero e quale sarà l’atteggiamento degli investitori in Europa dopo quanto successo a Silicon Valley Bank, Credit Suisse e alla situazione che attualmente sta interessando Deutsche Bank.

Forse il concetto di “to big to fail” con la nuova dimensione di UBS (troppo grande per fallire), dovuto alla corrispondenza del sistema bancario con il concetto di economia svizzera, potrebbe non essere più sufficiente come garanzia di solidità per il sistema globalizzato se non si apporteranno le dovute modifiche, per evitare nuovi fallimenti emblematici, proprio come il crollo di Credit Suisse, a cui stiamo assistendo negli ultimi anni.

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